Catálogo de publicaciones - libros

Compartir en
redes sociales


La Protesi di ginocchio di primo impiant

U. De Nicola N. Pace

Resumen/Descripción – provisto por la editorial

No disponible.

Palabras clave – provistas por la editorial

Orthopedics; Infectious Diseases; Surgical Oncology; Surgical Orthopedics; Rheumatology

Disponibilidad
Institución detectada Año de publicación Navegá Descargá Solicitá
No detectada 2005 SpringerLink

Información

Tipo de recurso:

libros

ISBN impreso

978-88-470-0315-6

ISBN electrónico

978-88-470-0379-8

Editor responsable

Springer Nature

País de edición

Reino Unido

Fecha de publicación

Información sobre derechos de publicación

© Springer-Verlag Italia, Milano 2005

Tabla de contenidos

La protesi a piatto mobile: indicazioni e risultati a lungo termine

G. Turi; F. Barcaro; G. Zecchinato; G. Moras; C. Castaman; G. Salmaso

L’artroprotesi totale di ginocchio (PTG) può essere ormai considerata una metodica sicura ed efficace nel trattamento della grave gonartrosi; la diffusione di questo intervento ha permesso di affinare sempre più la tecnica chirurgica ed ha spinto la ricerca ad ottimizzare i disegni protesici e a realizzare materiali di sicuro affidamento.

Pp. 185-192

Piatto mobile versus piatto fisso. Esame comparativo

U. De Nicola; A. Pannone

L’impianto di un’artroprotesi totale di ginocchio, tecnica chirurgica ortopedica sempre in maggiore diffusione in Italia, richiede oggi conoscenze approfondite anche in senso biomeccanico, ingegneristico ed informatico. Non è più sufficiente, infatti, essere un attento ed esperto chirurgo per avere buoni risultati a distanza dall’impianto protesico. La vita media e le richieste funzionali dei nostri pazienti sono in costante aumento.Gli esiti di gravi traumi della strada, sportivi o di atti chirurgici precedenti costringono, talvolta, ad anticipare i tempi di una protesizzazione articolare in età nelle quali ben difficilmente, nel recente passato, si sarebbe scelta tale radicalità chirurgica.

Pp. 193-202

La protesi a stabilizzazione posteriore

V. Patella; B. Moretti; V. Pesce; A. Spinarelli; S. Patella; L. Moretti

La protesi, sostituendo i componenti osteocartilaginei dell’articolazione, si inserisce nel microambiente articolare realizzando un rapporto complesso con il contesto anatomico, per quanto riguarda sia l’ aspetto biologico che quello meccanico.

Pp. 203-219

La protesi totale di ginocchio con conservazione del legamento crociato posteriore

M. Spinelli; S. Crimaldi; G. Mintrone

Successivamente all’introduzione e all’ampia diffusione sul mercato del modello di protesi di ginocchio total condylar , nato all’inizio degli anni ’70 e che prevedeva il sacrificio del legamento crociato posteriore (LCP), è nata in letteratura una “disputa” riguardante la scelta di preservare o sacrificare tale legamento.

Pp. 221-227

Protesi di ginocchio a stabilizzazione posteriore e a conservazione del legamento crociato posteriore. Esame comparativo

G. Cerulli; A. Caraffa; P. Antinolfi; G. Zamarra

L’artroprotesi totale di ginocchio si è oramai dimostrata un presidio efficace nel ridurre l’entità del dolore ed incrementare le capacità funzionali. Dati ottenuti da studi eseguiti sia su artroprotesi postero-stabilizzate (PS) che su quelle a conservazione del crociato posteriore (PCR) hanno messo in evidenza risultati rilevanti anche a lungo termine. Ancora oggi esiste, tuttavia, notevole controversia su quale sia il disegno migliore. Gli Autori che sostengono l’uno o l’altro adducono numerosi vantaggi: diversi studi hanno paragonato questi due tipi di artroprotesi, ma spesso la incompleta confrontabilità dei risultati tra i diversi progetti di ricerca per architettura e metodo, nonché la carenza di studi prospettici randomizzati, hanno reso difficile estrapolare conclusioni dai valori riportati [ 1 ]. È oramai evidente, ad ogni modo, come l’accuratezza dei tagli ossei, il recupero di un corretto asse di carico ed un preciso bilanciamento dei tessuti molli siano indispensabili per ottenere un risultato eccellente in un’artroprotesi di ginocchio [ 2 ].

Pp. 229-239

Quando usare il cemento

L. Del Sasso; E. Mazza; F. Romanò

Per poter efficacemente rispondere alle questioni riguardanti l’utilizzo del cemento nella protesica di ginocchio non è possibile prescindere dalla valutazione della letteratura internazionale. Affrontare direttamente questo argomento costringe Autori e lettori a schierarsi su un fronte o sull’altro di una barricata che riguarda sia la scuola di appartenenza che le esperienze personali. Una decisione in merito risulta, inoltre, influenzata da giuste problematiche di costo-beneficio rielaborate alla popolazione in oggetto per aspettativa e qualità della vita, richieste funzionali particolari di quel soggetto e all’ambiente in cui vive.

Pp. 241-252

Quando non usare il cemento

F. P. Di Carlo; S. Franzese; V. Di Carlo; M. P. Germano

Risale alla fine degli anni’ 70,primi anni’ 80 l’introduzione degli impianti protesici non cementati, prima di anca, in seguito di ginocchio. I risultati ottenuti non furono però entusiasmanti: il disegno non ideale della protesi, l’usura del polietilene con conseguente osteolisi periprotesica e importanti quadri di metallosi furono di volta in volta indicati come la causa del fallimento dell’impianto [ 1 – 4 ]. Tali inconvenienti hanno,almeno nelle fasi iniziali, influito negativamente sulla ricerca e sullo sviluppo di protesi non cementate insieme all’evoluzione migliorativa dei disegni protesici cementati, all’affinamento delle modalità di cementazione, alla pubblicazione in letteratura di lavori di revisione clinica a più di 10 anni di pazienti operati con impianti cementati i cui risultati venivano classificati eccellenti e/o comunque buoni [ 3 , 5 – 7 ].

Pp. 253-268

Se e quando protesizzare la rotula

M. I. Gusso; R. Civinini; M. Pietri; M. Innocenti

La controversia su quale sia l’opzione terapeutica più idonea per il trattamento della rotula in una protesi totale di ginocchio rimane tuttora aperta.

Pp. 269-281

Le protesi monocompartimentali

G. Maistrelli; S. Riaz

Le protesi monocompartimentali di ginocchio sono state utilizzate nella pratica clinica nell’ultimo quarto di secolo [ 1 ]. Nonostante questo, il loro utilizzo è ancora controverso. Le prime serie hanno ottenuto risultati scoraggianti. Con il miglioramento degli impianti, della tecnica chirurgica, del materiale delle componenti e della loro fissazione, i risultati delle protesi monocompartimentali riportati recentemente in letteratura sono quasi paragonabili a quelli delle protesi totali di ginocchio [ 2 , 4 ]. Tra il 1996 e il 1997 negli Stati Uniti sono state impiantate solo 2500 protesi monocompartimentali. Alla Mayo Clinic negli anni ’90, su 8500 artroprotesi totali di ginocchio sono state realizzate solo 3 protesi monocompartimentali. Nonostante continue controversie c’è un nuovo interesse nei confronti di queste componenti protesiche [ 2 ]. Non si è infatti assistito alla progressione dell’artrosi negli altri compartimenti secondo quanto riportato in letteratura. I tempi di ricovero e il costo delle protesi monocompartimentali sono minori rispetto alle protesi totali di ginocchio [ 5 , 6 ] e alcuni Centri eseguono questo tipo di intervento in regime ambulatoriale. Inoltre, i risultati clinici delle protesi monocompartimentali sono preferibili per i pazienti, rispetto a quelli delle protesi totali di ginocchio.

Pp. 283-309

Le artroprotesi modulari nella chirurgia oncologica

M. Mercuri; M. De Paolis; C. Errani; N. Fabbri; A. Ferraro; P. Ruggieri; C. Ghinelli

Il ginocchio è la sede più frequentemente coinvolta nei tumori primitivi dello scheletro (60%), soprattutto a livello del femore distale. L’osteosarcoma, il sarcoma di Ewing ed il condrosarcoma sono le neoplasie maligne primitive più comuni in questa sede. Tra le lesioni benigne ricordiamo il tumore a cellule giganti, la cisti aneurismatica ed il condroblastoma. L’età più colpita è quella degli adolescenti e dei giovani adulti.

Pp. 311-325